Abbiamo forse imboccato
l’autostrada per Wuhan. E una destinazione d’obbligo quando il pilota
automatico è un animale parlante impreparato ed indeciso di fronte a un evento epidemico
ampiamente annunciato. Perché nessuno può dirsi colto di sorpresa per un qualcosa
di inatteso e di inedito. La trama del coronavirus è nota anche alle borse e il
cambio di attori e di ambientazione non cambia affatto la storia virale. Tutto è
già scritturato. Stesso virus, stesso impatto patologico, stessa alta velocità di
propagazione ovunque viaggi nel mondo. Non possiamo razionalmente aspettare altro
scenario. E un déjà-vu universalista privo di originalità che si riprodurrà tragicamente
uguale a se stesso. Wuhan una volta, Wuhan ovunque si neghi l’urgenza del
rintanarsi in massa a modo preventivo, distratti da priorità private più
incombenti della salvaguardia della propria vita e della propria collettività.
E la replica di un copione manomesso che recita l’eliminazione sostenuta di una
frangia ancora indefinita del branco umano ma, sia chiaro, senza estinguerne la
specie. Non c’è da preoccuparsi più di tanto su questo fronte. Scomparisse il
25% della popolazione mondiale, ne rimarrebbe pur sempre il 75%, più di 5,8
miliardi. Salvo esplosione di alcune centrali atomiche disattese da addetti
troppo malati- è un rischio reale seppure lo si auspichi poco probabile- la
vita proseguirà.
Ma proseguirà molto
più sconvolta di quanto venga illustrato. La fresca ed interminabile tragedia virale
di Wuhan, ahimè, è molto più grave di quanto sia stato rivelato. L’enorme
apparato dispiegato dalle autorità cinesi per combatterla, le centinaia di milioni di persone messe in quarantena, la paralisi volontaria della produzione
ne misurano la gravità. La Cina non ha costruito ospedali da campo in fretta e
furia per entrare nel Guinness dell’edilizia ma perché ne aveva urgente bisogno
per salvare quanta più gente possibile. La Cina non ha sovrastimato la sua
risposta ma l’ha commisurata alla tragica ma taciuta realtà. Non sono mancate le voci di coraggiosi
cittadini cinesi per gridarla, senza che la scienza tuttavia degnasse dare il
minimo ascolto alle loro testimonianze dei fatti. Il virus miete ben al di là
dell’ostentato 2% riservato ai beneficiari di cure “pesanti” a posti limitati. Non ci potrà mai essere posto per tutti nei reparti di rianimazione. Nessun
sistema sanitario è in grado di reggere ad un sovraccarico di pazienti contagiosi. Nessun sistema
sanitario potrà mai accudire insieme centinaia di migliaia di pazienti infetti.
E senza cura, con molta probabilità, dal 10 al 25% degli ammalati moriranno nel
primo come nel terzo mondo.
Abbiamo per nemico un
virus molto prolifico capace in un mese e mezzo di colonizzare 10 milioni di
ospiti e raggiungerne 20 milioni due giorni dopo. E così di seguito fin quando
ospiti e candidati ospiti non si organizzano di concerto o di forza per limitarne
la proliferazione dentro un’area geografica circoscritta. Questo è il suo ritmo
di propagazione sul nostro proprio territorio: i contagi raddoppiano ogni 2
giorni. Viviamo questa folgorante espansione adesso sulla nostra pelle. La
osserviamo di giorno in giorno come la osservano in Corea del Sud, in Iran ed
altrove. Siamo diventati dei laboratori di raccolta dati con certificazione di
qualità dell’informazione trasmessa. Nessuno può qui negare che l’epidemia si
propaghi molto sbrigativamente per nulla confinata nelle aree "rosse" e che la finestra temporale di risposta è
ridotta.
E questo nostro fatto vissuto, condiviso con altri paesi, falsifica di
brutto i numeri cinesi esposti al mondo, in fondo così rassicuranti. Lo
scenario generale dell’epidemia ne viene cambiato. I modelli analitici e le
difesi basati sui numeri cinesi ne vengono squalificati. Com’è in effetti possibile
che questo ritmo epidemico forsennato non sia stato quello di Wuhan, per di più
sviluppatosi in una megalopoli di 11 milioni di abitanti piuttosto densamente
popolata ? Come può esistere una tale contradizione tra l’andamento iniziale folgorante
osservato in Italia, Corea del Sud, Iran, Arabia Saudita e quello “moderato
cantabile” proveniente da Wuhan prima della quarantena mentre li si predisponevano comunque delle
contromisure e un supporto logistico dimensionati per un cataclisma ?
Come mai un paese decreta il 23 gennaio 2020
una quarantena mostruosa sulla base ufficiale di soltanto 830 casi con un
moderatissimo 2% di mortalità dichiarata, allora senza notevoli conseguenze demografiche, mentre
un altro passato il migliaio dibatte ancora sul da farsi ? E forse perché là vi
era infatti già un’innomabile quantità di persone contagiate siccome erano passati
più di 40 giorni dall’inizio dell’epidemia mentre qui, noi, non abbiamo ancora
trascorso un mese di contagi ? (La crescita esponenziale “italiana”
applicata a Wuhan porta a numeri considerevoli a metà gennaio. -2(40/2) fa tanto in teoria.- E non capiamo perché mai non dovrebbe essere stato così.) Vorremmo che queste domande venissero affrontate in fretta
dalla scienza e dalla OMS perché vi è un certa urgenza nel decidere quale siano
le giuste contromisure da prendere senza ulteriore perdita di tempo.
I contagi aumentano senza
contestazione possibile in modo esponenziale del 33-34% al giorno, in pratica vicino
a ln(2)/2. Quest’ondata è ben lontana dalle platoniche ombre cinesi proiettate in formato numero sugli schermi del mondo. -Disinformazione ideografica su scala
mondiale, se un po’ di spirito è consentito.- Modellizzarne l’andamento con
questi valori nostrani, e di fatto universali in quanto immuni per ora di
censura, consente di anticipare il triste bollettino sanitario dell’indomani
dentro uno scarto del 4%. E consente anche di riesaminare Wuhan in modo più
obiettivo ma molto più preoccupato per loro, per noi, per tutti. (L’espressione 1 * EXP(34%*t) -con t = 12 il
20 febbraio- sovrastima i 2 primi giorni che vanno dal 21 al 22 febbraio e, finora,
stima puntualmente i 6 giorni successivi.)
Non abbiamo risposta certa sul decorso che ci spetta. Viviamo, come molti, di incertezza per
l’immediato futuro e di speranza per un prossimo sollievo. Sappiamo soltanto
che tra 15 giorni, difficilmente prima, capiremo se staremo percorrendo una via
d’uscita o se entreremo di corsa a Wuhan. I collassi improvvisi in pubblico, il
crescente via vai delle sirene e dei carri funebri clandestini non gli vogliamo
per nessuno al mondo. Li vogliamo evitare nel modo il più assoluto. Ma li
dobbiamo temere a ragione e non negarli per paura della paura se li vogliamo
davvero prevenire con delle misure appropriate. Tra poco capiremo se si tratta
di un ridicolo falso allarme patrocinato
dalla OMS e sfociato in un delirio collettivo mondiale o se si tratta di una drammatica omissione fonte di una grave
sottostima del pericolo. Il dilemma non
è da poco perché la posta in gioco è elevatissima.
Faccia che medici,
infermieri e tutti gli addetti di ogni settore impegnati per far fronte a
questa grave emergenza piena di incognite abbiano successo con il sostegno
accorato di noi tutti, uniti e indivisibili. Dopo, ma soltanto dopo, avremo
ancora piena libertà di ricominciare a litigare. Per ora è bene allarmarsi un po’. Per ora è il momento dell’amore al tempo del coronavirus.
Osservazione
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Previsione 34%
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||
08/02/2020
|
0
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20/02/2020
|
3
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21/02/2020
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16
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83
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1*Exp(13*34,0%) = 83
|
22/02/2020
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79
|
117
|
1*Exp(14*34,0%) = 117
|
23/02/2020
|
159
|
164
|
1*Exp(15*34,0%) = 164
|
24/02/2020
|
230
|
230
|
1*Exp(16*34,0%) = 230
|
25/02/2020
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323
|
324
|
1*Exp(17*34,0%) = 324
|
26/02/2020
|
470
|
455
|
1*Exp(18*34,0%) = 455
|
27/02/2020
|
655
|
639
|
1*Exp(19*34,0%) = 639
|
28/02/2020
|
889
|
898
|
1*Exp(20*34,0%) = 898 |
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