dimanche 1 mars 2020

L’autostrada per Wuhan.


Abbiamo forse imboccato l’autostrada per Wuhan. E una destinazione d’obbligo quando il pilota automatico è un animale parlante impreparato ed indeciso di fronte a un evento epidemico ampiamente annunciato. Perché nessuno può dirsi colto di sorpresa per un qualcosa di inatteso e di inedito. La trama del coronavirus è nota anche alle borse e il cambio di attori e di ambientazione non cambia affatto la storia virale. Tutto è già scritturato. Stesso virus, stesso impatto patologico, stessa alta velocità di propagazione ovunque viaggi nel mondo. Non possiamo razionalmente aspettare altro scenario. E un déjà-vu universalista privo di originalità che si riprodurrà tragicamente uguale a se stesso. Wuhan una volta, Wuhan ovunque si neghi l’urgenza del rintanarsi in massa a modo preventivo, distratti da priorità private più incombenti della salvaguardia della propria vita e della propria collettività. E la replica di un copione manomesso che recita l’eliminazione sostenuta di una frangia ancora indefinita del branco umano ma, sia chiaro, senza estinguerne la specie. Non c’è da preoccuparsi più di tanto su questo fronte. Scomparisse il 25% della popolazione mondiale, ne rimarrebbe pur sempre il 75%, più di 5,8 miliardi. Salvo esplosione di alcune centrali atomiche disattese da addetti troppo malati- è un rischio reale seppure lo si auspichi poco probabile- la vita proseguirà. 

Ma proseguirà molto più sconvolta di quanto venga illustrato. La fresca ed interminabile tragedia virale di Wuhan, ahimè, è molto più grave di quanto sia stato rivelato. L’enorme apparato dispiegato dalle autorità cinesi per combatterla, le centinaia di milioni di persone messe in quarantena, la paralisi volontaria della produzione ne misurano la gravità. La Cina non ha costruito ospedali da campo in fretta e furia per entrare nel Guinness dell’edilizia ma perché ne aveva urgente bisogno per salvare quanta più gente possibile. La Cina non ha sovrastimato la sua risposta ma l’ha commisurata alla tragica ma taciuta realtà.  Non sono mancate le voci di coraggiosi cittadini cinesi per gridarla, senza che la scienza tuttavia degnasse dare il minimo ascolto alle loro testimonianze dei fatti. Il virus miete ben al di là dell’ostentato 2% riservato ai beneficiari di cure “pesanti” a posti limitati. Non ci potrà mai essere posto per tutti nei reparti di rianimazione. Nessun sistema sanitario è in grado di reggere ad un sovraccarico di pazienti contagiosi. Nessun sistema sanitario potrà mai accudire insieme centinaia di migliaia di pazienti infetti. E senza cura, con molta probabilità, dal 10 al 25% degli ammalati moriranno nel primo come nel terzo mondo.

Abbiamo per nemico un virus molto prolifico capace in un mese e mezzo di colonizzare 10 milioni di ospiti e raggiungerne 20 milioni due giorni dopo. E così di seguito fin quando ospiti e candidati ospiti non si organizzano di concerto o di forza per limitarne la proliferazione dentro un’area geografica circoscritta. Questo è il suo ritmo di propagazione sul nostro proprio territorio: i contagi raddoppiano ogni 2 giorni. Viviamo questa folgorante espansione adesso sulla nostra pelle. La osserviamo di giorno in giorno come la osservano in Corea del Sud, in Iran ed altrove. Siamo diventati dei laboratori di raccolta dati con certificazione di qualità dell’informazione trasmessa. Nessuno può qui negare che l’epidemia si propaghi molto sbrigativamente per nulla confinata nelle aree "rosse" e che la finestra temporale di risposta è ridotta. 

E questo nostro fatto vissuto, condiviso con altri paesi, falsifica di brutto i numeri cinesi esposti al mondo, in fondo così rassicuranti. Lo scenario generale dell’epidemia ne viene cambiato. I modelli analitici e le difesi basati sui numeri cinesi ne vengono squalificati. Com’è in effetti possibile che questo ritmo epidemico forsennato non sia stato quello di Wuhan, per di più sviluppatosi in una megalopoli di 11 milioni di abitanti piuttosto densamente popolata ? Come può esistere una tale contradizione tra l’andamento iniziale folgorante osservato in Italia, Corea del Sud, Iran, Arabia Saudita e quello “moderato cantabile” proveniente da Wuhan prima della quarantena mentre li si predisponevano comunque delle contromisure e un supporto logistico dimensionati per un cataclisma ?  

 Come mai un paese decreta il 23 gennaio 2020 una quarantena mostruosa sulla base ufficiale di soltanto 830 casi con un moderatissimo 2% di mortalità dichiarata, allora senza notevoli conseguenze demografiche, mentre un altro passato il migliaio dibatte ancora sul da farsi ? E forse perché là vi era infatti già un’innomabile quantità di persone contagiate siccome erano passati più di 40 giorni dall’inizio dell’epidemia mentre qui, noi, non abbiamo ancora trascorso un mese di contagi ?  (La crescita esponenziale “italiana” applicata a Wuhan porta a numeri considerevoli a metà gennaio. -2(40/2) fa tanto in teoria.- E non capiamo perché mai non dovrebbe essere stato così.) Vorremmo che queste domande venissero affrontate in fretta dalla scienza e dalla OMS perché vi è un certa urgenza nel decidere quale siano le giuste contromisure da prendere senza ulteriore perdita di tempo.

I contagi aumentano senza contestazione possibile in modo esponenziale del 33-34% al giorno, in pratica vicino a ln(2)/2. Quest’ondata è ben lontana dalle platoniche ombre cinesi proiettate in formato numero sugli schermi del mondo. -Disinformazione ideografica su scala mondiale, se un po’ di spirito è consentito.- Modellizzarne l’andamento con questi valori nostrani, e di fatto universali in quanto immuni per ora di censura, consente di anticipare il triste bollettino sanitario dell’indomani dentro uno scarto del 4%. E consente anche di riesaminare Wuhan in modo più obiettivo ma molto più preoccupato per loro, per noi, per tutti. (L’espressione 1 * EXP(34%*t) -con t = 12 il 20 febbraio- sovrastima i 2 primi giorni che vanno dal 21 al 22 febbraio e, finora, stima puntualmente i 6 giorni successivi.)

Non abbiamo risposta certa sul decorso che ci spetta. Viviamo, come molti, di incertezza per l’immediato futuro e di speranza per un prossimo sollievo. Sappiamo soltanto che tra 15 giorni, difficilmente prima, capiremo se staremo percorrendo una via d’uscita o se entreremo di corsa a Wuhan. I collassi improvvisi in pubblico, il crescente via vai delle sirene e dei carri funebri clandestini non gli vogliamo per nessuno al mondo. Li vogliamo evitare nel modo il più assoluto. Ma li dobbiamo temere a ragione e non negarli per paura della paura se li vogliamo davvero prevenire con delle misure appropriate. Tra poco capiremo se si tratta di un ridicolo falso allarme patrocinato dalla OMS e sfociato in un delirio collettivo mondiale o se si tratta di una drammatica omissione fonte di una grave sottostima del pericolo.  Il dilemma non è da poco perché la posta in gioco è elevatissima.

Faccia che medici, infermieri e tutti gli addetti di ogni settore impegnati per far fronte a questa grave emergenza piena di incognite abbiano successo con il sostegno accorato di noi tutti, uniti e indivisibili. Dopo, ma soltanto dopo, avremo ancora piena libertà di ricominciare a litigare. Per ora è bene allarmarsi un po’. Per ora è il momento dell’amore al tempo del coronavirus.

                                                            Carognavirus


Osservazione
Previsione 34%

08/02/2020
0


20/02/2020
3


21/02/2020
16
83
1*Exp(13*34,0%) = 83
22/02/2020
79
117
1*Exp(14*34,0%) = 117
23/02/2020
159
164
1*Exp(15*34,0%) = 164
24/02/2020
230
230
1*Exp(16*34,0%) = 230
25/02/2020
323
324
1*Exp(17*34,0%) = 324
26/02/2020
470
455
1*Exp(18*34,0%) = 455
27/02/2020
655
639
1*Exp(19*34,0%) = 639
28/02/2020
889
898
1*Exp(20*34,0%) = 898
 

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