Tchernobyl brucia di nuovo con tutto il suo ventaglio di sostanze radioattive nelle stuffe a pellet italiane e con ogni probabilità europee. Questa domestica combustione di legno intriso di radioattività di cui il cesio forma soltanto una parte configura un sicuro disastro sanitario in avvenire. L'inalazione di sostanze radioattive disperse in polveri sottili coi fumi della combustione rappresenta in effetti uno splendido caso di contaminazione interna di cui si avviseranno le conseguenze tumorali per piccoli e grandi tra una decina d'anni. L'AIPRI sottolinea che a 23 anni del disastro di Tchernobyl il cesio 137 conta adesso per circa la metà dell'attività radioattiva riscontrabile. L'altra metà essendo principalmente portata dallo stronzio 90 (23% dell'attività), dai plutonio 238 (0,19%), 239 (0,34%), 240 (0,53%) e 241 (17%), nonchè dai micidiali americio 241 (0,04%) e curio 244 (0,01%). L'AIPRI ricorda umilmente che l'immobilizzazione di una polvere sottile radioattiva nei tessuti è a termine fonte di tumore per via della ripetuta agressione subita dagli stessi tessuti. L'AIPRI ricorda anche umilmente che una emissione di 1 Bq al secondo significa 31536000 emissioni in un anno. L'AIPRI augura buona fortuna alle autorità e ai loro polmoni.
Paolo Scampa
Paolo Scampa
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